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Una panchina per pensare, proprio come Forrest Gump


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Una piuma ondeggia lenta e scivola giù dal cielo, spostata di un poco ad ogni rivolo di vento, mentre sullo sfondo appare una città tiepida e mattutina: prima le fronde verdi degli alberi, poi qualche bianco edificio vittoriano e poi ancora lo scorcio di un parco ben curato. La piuma volteggia ancora prima di toccare terra. Un fortuito spostamento d'aria non la lascia schiacciare dalle ruote di una tipica macchina americana degli anni 80 e finalmente va a posarsi sulle scarpe sporche di fango in contrasto con un elegante completo grigio chiaro di un distinto signore, seduto su una panchina, in attesa di un bus della città di Savannah.

È il 1994 e quella panchina si imprimerà da lì a per sempre nell'immaginario collettivo come l'inizio di uno dei più bei racconti del cinema mondiale.

Eppure, le scene girate su quella panchina, inizialmente, proprio a Tom Hanks, non erano assolutamente sembrate così iconiche, tanto da aver recentemente dichiarato di aver detto al regista: "C'è qualcuno a cui importerà qualcosa di questo pazzo che blatera seduto su una panchina? Cos'è questa roba? Nessuno sa cosa c'è in questa scatola che si porta appresso..." 

In realtà, quella scatola viene scartata nella prima scena del film ed è al centro di una delle battute più celebri di sempre: "La vita è come una scatola di cioccolatini. Non sai mai quello che ti capita"

E così Tom Hanks non sapeva che quella panchina sarebbe diventata il significato del prendersi il proprio tempo, di dedicarne all'ascolto dell'altro e di lasciarsi andare al bello della scoperta della vita.

E così io non sapevo che la vita mi avrebbe portata poi un giorno a sedermi realmente su quella stessa panchina, oggi disposta lungo i viali degli studi della Paramount Picture di Hollywood, e a vivere la più bella vita che mai avrei potuto pensare di vivere. 

Per questo, ogni volta che incontro lungo la mia strada una panchina che mi piace, mi ci siedo, mi prendo il mio tempo e chiedo a Fabio di scattare delle fotografie, affinché mi ricordi sempre ciò che quella iconica panchina della città di Savannah mi ha insegnato, ossia che la vita è tutto ciò che ancora non so e che scoprirò da lì fino alla prossima panchina.

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