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Hanoi: città disarmante dal caos organizzato

Hanoi, città della gente che fa, dove tutti vanno sempre di corsa. Motorini che svicolano in ogni spazio libero di strada, signore in ciabatte di plastica che sbucano in ogni angolo di marciapiede, vecchietti dai volti rugosi e dalle bocche sdentate che ti invitano a provare caffè, the, medicine orientali e ciotole fumanti di pho. E poi plastica, plastica ovunque: dai mini tavolini e sediole gialle e blu che da noi si vedono solo nelle scuole elementari, alle bottiglie il cui tappo qui ancora si svita e si sgancia, alle buste che ciascun commerciante ti rifila anche se compri un pacchetto di caramelle. Hanoi è anche città degli odori, che più spesso sono vere e proprie puzze di carne scuoiata e macellata in bugicattoli bui al cui interno risiedono famiglie e al contempo sono usati come garage per i motorini e dove si servono ciotole fumanti agli affamati avventori di turno, ma anche profumo di olio di cocco che fuoriesce dalle migliaia di spa gestite da cinesi per clienti unicamente stranieri, o di coriandolo fresco col suo odore pungente e il sapore coprente. Hanoi è pure città dal rumore incessante proveniente da qualsiasi cosa. Moto, auto, Tuc Tuc: chiunque sia alla guida di un veicolo qui suona il clacson a cadenza ritmata per avvisare pedoni e schivare strettoie da altri concorrenti motorizzati in strada; treno in pieno centro città che sfreccia a 50 km/h a 20 cm dalle sedie dei locali che servono the freddo al limone ai turisti accaldati, grida di venditori ambulanti sulla vecchia apetta nazional popolare italiana, che come i nostri arrotini cadensano parole indecifrabili per attirare l'attenzione; urla di gente qualunque sui marciapiedi, perché qui ai turisti si bisbiglia per timidezza, ma tra connazionali ci si parla a ritmo di mitraglia vietcong.

Hanoi è una città disarmante e meravigliosa insieme. Essere un turista qui ti fa sentire prima perso, disorientato, non capito, e poi avvolto. Ci si mette poco a lasciar da parte i propri riferimenti occidentali e ad accogliere le stravaganze orientali che in questa città particolare si amalgamano insieme per dare senso ad una confusione, che in fondo è organizzata e forse anche a modo suo ordinata.

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