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7 tratti di personalità dei Vietnamiti

Viaggiare non significa solo esplorare un luogo, ma anche un popolo e l'ambiente in cui vive ed interagisce. Per capirlo e spiegarsi alcune dinamiche, alcuni atteggiamenti a volte particolari, è necessario approfondire un po' la psicologia e la cultura caratteristica di ciascun popolo. E allora ecco un approfondimento irriverente ed ironico, ma non per questo meno reale, del popolo vietnamita.


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7 tratti distintivi di una personalità vietnamita:


1) Il modo dei vietnamiti per dimostrare gentilezza e cordialità, per noi occidentali è una lievissima invadenza dello spazio personale. I vietnamiti non si limitano a chiederti come stai, ma smitragliano una serie di domande, tipo: "dove stai andando?", "quanto tempo ci rimani?", "a che ora torni?" e in alcuni casi anche "quanto hai speso?"! A tutte le domande è possibile rispondere qualsiasi cosa, anche senza senso, tanto loro non sono realmente interessati al contenuto della conversazione, ma le pongono solo per cortesia.


2) I vietnamiti sono ossessionati dal Sole. Schivano i raggi ultravioletti con la stessa capacità di Donald Trump con i proiettili durante la campagna elettorale.

In giro, per strada, ma anche in spiaggia, li vedi bardati dalla testa ai piedi: magliette a maniche lunghe con 50 gradi all'ombra funzionano come lo scudo spaziale americano contro i missili balistici; mascherine a coprire bocca e naso che ti chiedi come cazzarola sia potuto succedere che qui il Covid abbia circolato; uso di fuseaux e calzettoni che manco un esercito di seguaci dell'aerobica anni '80 di Jane Fonda.

A quanto pare, a loro il sole produce lo stesso effetto che a Dracula, solo che quest'ultimo aveva il vantaggio di vivere in Transilvania dove il rischio di esposizione ai raggi ultravioletti è pari a quella che ho io di vincere alla lotteria, mentre loro per uscire di giorno ricreano l'effetto sauna della guaina dimagrante Somatoline e forse per questo sono tutti magri.


3) Un po' come nel Sud Italia, per le strade fino alle ore 17 non si vede l'ombra di un vietnamita, perché rintanati negli anfratti più reconditi e freschi degli edifici. Quando agli americani è balzato in testa di fargli la guerra a casa loro forse avrebbero dovuto prima documentarsi sulle loro capacità di ripiegarsi su se stessi per rifugiarsi in cunicoli stretti e saltare fuori a sorpresa quando meno te lo aspetti.

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4) piuttosto che imparare l'inglese, i vietnamiti hanno sviluppato una capacità distintiva: le loro impronte digitali, anziché identificare ciascun individuo, vengono usate come pass partout per sbloccare tutti i cellulari. Questo unisce la loro proverbiale praticità alla loro totale inattitudine con la pronuncia britannica. Ad esempio, se si chiede ad un vietnamita un'indicazione stradale, anziché perdere tempo in quella che quasi certamente si esaurirà con una futile conversazione senza soluzione, in maniera più pratica quello ti toglierà il cellulare di mano e col pollicione sbloccherà inspiegabilmente lo schermo per scrivere sulla mappa in lingua vietnamita il luogo richiesto.


5) Come detto, i vietnamiti sono gentili ma anche perentori, soprattutto le donne, che nella loro cultura non sono molto propense a dire di "no" e soprattutto a riceverli. In spiaggia a noi è successo che una ragazza ci abbia chiesto se volessimo ci chiudesse l'ombrellone. L'errore è stato risponderle di no, perché tempo di entrare in mare per fare il bagno, che lei è passata e ce lo ha chiuso lo stesso.

Oppure abbiamo chiesto ad un tassista di portarci in un determinato tempio. Lui ci ha consigliato di andare a visitarne un altro, secondo lui più meritevole. Gli abbiamo confermato la nostra scelta originaria, lo giuro, ma comunque ci ha portato a quello che diceva lui, tanto per noi occidentali un tempio vale l'altro e in tutti c'è un buddha grassoccio a causa delle offerte chi gli lasciano.


6) se le strisce pedonali sono una rarità quanto trovare un locale che serva birra ghiacciata, i semafori praticamente non esistono e quei pochi che si incontrano, solo ai grandi incroci, danno ai pedoni una quantità di tempo sufficiente ad attraversare a passo svelto solo metà dell'ingombro. Questo vuol dire che per il restante tratto di strada da attraversare, il pedone ha la stessa probabilità di sopravvivenza di una blatta su un marciapiede di Hanoi. Personalmente, ad ogni attraversamento pedonale mi sono sentita come una volpe durante la stagione di caccia in Inghilterra e quando mettevo entrambi i piedi sul marciapiedi pensavo che contribuire a far ingrassare i Buddha con le mie offerte funziona più dei ceri accesi per sant'Antonio.


7) Ai vietnamiti frega cazzi dell'ambiente. Inutile spiegare loro che in Europa sono anni che paghiamo un mojito 12 euro perché le cannucce sono di Bamboo ecologico coltivato in China (e sto cazzi del km0), che al supermercato dobbiamo per forza acquistare buste di mais riciclate per raccogliere i prodotti e che in bagno usiamo carta igienica all'ottavo ciclo di riutilizzo, roba che quando penso che la carta che sto usando ha visto più culi di Rocco Siffredi mi viene da restare stitica a vita. Qui in Vietnam le cose stanno in maniera differente: al ristorante ci sono solo tovaglioli fini come carta velina, tanto che a fine pasto oltre al rumore del pos della carta di credito si sente l'eco in lontananza di un albero abbattuto nella foresta di Phong Nha-Ke; al supermercato le buste di plastica vengono spacciate come anfetamina in discoteca; e la carta igienica è così spessa e robusta che spiegargli chi sia Rocco Siffredi ha lo stesso valore di raccontargli della Von Der Leyen e le sue politiche ambientaliste.


E tu sei già stato in Vietnam? Hai notato altre piccole divertenti caratteristiche del popolo vietnamita?

Se vuoi saperne di più, seguire il mio viaggio passo passo, o condividere la tua esperienza, seguimi sulla pagina Instagram Lamorezzi.

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