Phong Nha e le bombe della guerra
- Giulia Morezzi
- 26 apr
- Tempo di lettura: 3 min
In vari posti dell'Asia, ma anche dell'Africa e dell'America mi è capitato spesso che qualche zelante guida ci mostrasse con orgoglio i luoghi prescelti come set cinematografici naturali di qualche film di rilievo. A Los Angeles, per esempio, ci hanno fatto accomodare con tanto di foto ricordo sulla panchina di Forrest Gump. Star Wars, invece, non ho mai capito se in realtà sia stato girato nel deserto tunisino o in Marocco, mentre di Cast Away sono certa di aver vissuto la stessa esperienza del naufrago Tom Hanks alle Isole Fiji.
Anche il Vietnam su questo non fa eccezione: qui il film che spacciano sottobanco per esaltazione del luogo è King Kong.
A King Kong sono dedicati bar, hotel e ad Ha Long Bay hanno persino eretto una rappresentazione a grandezza naturale. Peccato che King Kong fosse personaggio di fantasia e che non sapremo mai quanto fosse grosso realmente!
Ovviamente King Kong è passato anche per Phong Nha, nello specifico nella Grotta Paradiso, quella così chiamata dagli speleologi inglese perché ritenuta la più bella del mondo. Del resto che Phong Nha fosse luogo assolutamente da visitare lo avevo capito subito, soprattutto quando mi sono accorta che su internet non circolassero molte informazioni a riguardo. Segno che il turismo non ci aveva ancora lasciato lo zampino, nonostante King Kong invece fino a qua ci si fosse avventurato. La Lonely Planet di fiducia ad onor del vero a Phong Nha ha dedicato parecchio spazio, descrivendo abbastanza accuratamente tutte le grotte più importanti, spiegandone il valore di questo luogo sulla Terra, ma anche l'importanza dell'agricoltura qui coltivata per questa parte del Vietnam, o della enorme biodiversità faunistica nascosta negli anfratti della giungla fittissima.
Quello che però solo venendo qui ho potuto scoprire, perché non riportato in alcuna guida o sito che abbia consultato è l'impatto che la Guerra del Vietnam ha avuto a Phong Nha. E parlo di impatto non a caso, perché proprio di quello si è trattato, di bombe americane schiantate in questo territorio in maniera ripetuta e incessante in un durissimo scontro terra-aria.
Ho già parlato nel post precedente del ruolo centrale che Phong Nha ha avuto durante la guerra, perché punto di collegamento tra la parte occidentale e meridionale del Paese, con strade segrete, ponti all'interno della fitta giungla, camion, rifornimenti militari e soldati nascosti nelle grotte. Non si contano le bombe scaricate dagli americani su questo territorio, ma si conta invece che oltre il 30% di esse non esplose mai, tanto che tutt'oggi esiste ancora un grave problema di ordigni inesplosi nell'area di Phong Nha e che in molte aree della giungla non sia possibile avventurarsi non per il pericolo di animali feroci, ma per l'umana ferocia ancora inesplosa.

Le bombe invece che il suolo di Phong Nha lo hanno toccato e come, sono pienamente visibili e oserei dire ormai amalgamate bene al territorio. Nelle distese risaie a perdita d'occhio, quelli che oggi sembrano dei bacini circolari scavati nel terreno per la raccolta d'acqua, sono in realtà i crateri lasciati delle bombe americane. E quelle stesse bombe che hanno causato morte, devastazione, crateri, frane rocciose delle grotte e interruzioni di strade e ponti, ora fungono da campane appese fuori dai templi per richiamare i fedeli.
La cosa che lascia perplessi di questo luogo è che tutte le atrocità vissute sembrano essere state dimenticate. Non una guida che ne parli, non un sito che ne approfondisca gli accadimenti, non un tour organizzato per non spegnere la memoria su quanto vissuto. Eppure qui, in maniera discreta, invece, tutto ne parla. Le verdi risaie che di quei crateri adesso ne sfruttano la capienza d'acqua, il suono delle campane che scadenza ogni singola preghiera e persino il bar del paese, che da quelle bombe non solo riprende il nome, ma da quelle piccole inesplose e disinnescate adesso fa bere il liquore locale, come fosse sangue vietnamita offerto in sacrificio per tutti noi, sono evidenze, forse celate, non solo della memoria, ma della capacità di resilienza del popolo vietnamita, che per 20 anni ha resistito e vinto una guerra senza senso, che per i successivi 20 ha dovuto fare i conti con le ripercussioni fisiche e sanitarie sulla popolazione e che per i prossimi 20 ancora si troverà a disinnescare quelle bombe inesplose e ancora pronte per un'altra inutile guerra.
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