Mona Museum, la Tasmania che non ti aspetti!
- Giulia Morezzi
- 21 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Era il 2015 quando Jamie McCartney espone l'opera “The great wall of vagina” a Londra, con 400 calchi di vagine. Qui al Mona di Hobart ce ne sono molte meno, ma tante bastano per rilanciare, a distanza di quasi 10 anni dall'opera prima, lo stesso messaggio: siamo tutti diversi nel meandro della nostra uguaglianza. L'esaltazione delle differenze, ovviamente comprese quelle di genere, passa anche da qui, dalla capitale di un'isola sperduta dall'altra parte del mondo, ma pur sempre terra di mondo di tutti, che porta avanti la stessa speranza di tolleranza e accoglienza verso tutti.

Conosciuto con il nome di MoNa, il Museum of Old and New Art è il più grande museo privato di tutta l’Australia e si trova ad Hobart, capitale della Tasmania, isola affascinante situata dinnanzi alle coste di Melbourne, città ed isola spesso tralasciata dai turisti, che dall'Australia vengono più affascinati dalla natura, dalle spiagge bianche e dalle onde da surf. Eppure la Tasmania non solo offre tutto questo, ma in più è l'isola in cui è possibile vedere l'aurora australe e il diavolo della Tasmania (che abita appunto solo qui), stare a immersi in una natura ancora vergine e mangiare il miglior cibo australiano, cosa non proprio scontata nel resto del Continente.
Proprio questa piccola isola, la cui capitale è un tuffo nel passato coloniale in quello che è stato il continente popolato da detenuti, cacciatori di balene e ricchi mercanti, regala ai visitatori un'esperienza che da sola vale tutto il viaggio: il Mona Museum.
Fortemente voluto e pensato dal suo proprietario David Walsh, genio matematico e scommettitore professionista di altissimo rango, personaggio decisamente fuori dalle righe, nonché collezionista d’arte ed estremamente orgoglioso delle sue radici tasmane,
questo museo espone la grande varietà di opere della sua collezione personale realizzate in tutto il mondo dagli artisti più disparati. Il museo venne inaugurato ed aperto al pubblico nel gennaio del 2011 ed è citato dalla cronaca mondiale per essere un’importante attrazione turistica in una città di modeste dimensioni paragonandolo, per interesse, al Guggenheim di Bilbao.
In quello che da molti è definito il “Museo shock che ha cambiato Hobart”, il visitatore viene rapito da una poetica mistica in cui i temi del sesso e della morta la fanno da padroni e difficilmente ne uscirà senza alcun turbamento.
Dal punto di vista architettonico, l’edificio che ospita il museo responsabile per la rinascita del turismo della Tasmania, è importante tanto quanto le opere esposte. Nel novembre del 2012 il MoNa è stato riconosciuto al NAA (National Architecture Award) vincendo il premio Sir Zelman Cowen per l’Architettura Pubblica.
Persino l’accesso al Mona è di per sè un'esperienza da vivere, soprattutto se vi si approda al molo interno attraversando il fiume in traghetto, mentre la sensazione che si ha arrivando da terra è invece molto diversa, perché l’edificio è mimetizzato e nascosto, lasciando quasi deluso il visitatore che si trova dinnanzi un edificio spoglio, grigio, minimalista. Ma l'ambiguo effetto è anch'esso voluto e racconta del contrastante rapporto di Walsh con la sua città natale ed il suo bisogno simultaneo di riconoscimento e di privacy.
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