Un passaggio per Sigatoka Town: l'esperienza che vale il viaggio alle isole Fiji
- Giulia Morezzi
- 26 mag
- Tempo di lettura: 3 min
Mentre ero in attesa del bus e tutti coloro che passavano mi salutavano con ironia e al mio vicino dicevano cose, la cui espressività vocale sarebbe tradotta in qualsiasi lingua del mondo senza la necessità del vocabolario, lui rispondeva con timidi sorrisi e sguardi sempre più bassi, fino a quando - più per rompere quel gelido imbarazzo, che per reale cortesia e curiosità - gli chiedo: "why are all these people laughing at me so much?"
Prima che possa rispondere si ferma un'auto e il ragazzo a cui ho rivolto la domanda apre lo sportello e dopo qualche battuta, prima di entrarvi, mi invita calorosamente a salire. È un'auto in condivisione, mi spiega: quando il bus tarda, o ne passano molti già pieni, è usuale salire sulla prima auto che si fermi e che faccia lo stesso tragitto di strada. Il prezzo è sempre lo stesso: 3 dollari fijiani, non più di 1,20 euro.
Provo ad obiettare. Dentro le mie orecchie sento i moniti di mio marito che mi redarguisce prima di lasciare il resort di stare attenta e, appunto, di non salire in auto con sconosciuti. In fondo, il tipo è diventato mio collega di prese in giro, tanto sconosciuto non lo è più. Mi fido e salgo, preceduta da lui, che si posiziona sul sedile posteriore.
Dopo i primi istanti di stanziamento, capisco di non correre troppo pericolo, e così gli ripeto la domanda: "why were all the people laughing at me?"
Terry - questo il suo nome - mi guarda stupito del fatto che non abbia ancora veramente colto la situazione, così avvicina lentamente il suo avambraccio al mio e con aria bonaria di chi sta per dire qualcosa di abbastanza ovvio, bisbiglia: "for the color".
Io guardo i nostri avambracci ancora accostati, poi guardo lui, che a sua volta mi rivolge il suo sorriso sdentato e decidiamo concordemente di non preferire altra parola.
Il tragitto è più lungo di quanto mi avesse riferito la ragazza della reception e quindi trascorro quei 30 minuti in auto ascoltando canzoni locali e ammirando la bassa marea dal finestrino, pur di non dover dire altro a Terry, che resta con me in auto fino alla fine della corsa a Sigatoka Town, dove una volta scesi mi indica dove poter riprendere il bus per rientrare.

Sigatoka Town è sostanzialmente una via puntinata di negozietti di lamiera disposti lungo un fiume marrone senza argini e protezioni, dove però trovo lo shower gel with coconut oil, per il quale ho rischiato la mia corsa in solitaria fino a qua.
Tempo 1 ora e trovato ciò che cercavo, mi appresto a riprendere il mio mezzo per il rientro. Passano almeno 5 bus prima che riesca a capire quale sia quello che mi riporti nella zona del mio resort, così salgo i gradini dell'ennesimo bus che passa chiedendo all'autista se sia diretto nella mia zona e dagli ultimi posti vedo delle braccia farmi segno di salire.
Mai avrei pensato di ritrovare Terry nella tratta di ritorno. Sfodero così il mio più grande sorriso e inizio a percorrere quel breve tratto di corridoio che mi separa da lui. Ai lati, tutte costipati nei vari seggiolini di pelle slabbrata e ferro scrostato, ci sono tantissime persone con grandi sorrisi fatti di pochi denti proprio come Terry, che si scambiano sguardi d'intesa divertita, sollevando un brusio rumoroso al mio passaggio.
Dopo due falcate tra la folla che mi sbircia incuriosita sopraggiungo verso Terry.
Lo guardo evidentemente con gli stessi occhi interrogativi di quella stessa mattina, ma stavolta rivolta verso tutti quei passeggeri divertiti del bus. Terry, spingendo di peso un ragazzo verso il finestrino per farmi posto sul seggiolino, mi elargisce di nuovo il suo migliore sorriso sdentato e mi ridice: "for the color"!
Stavolta, però, rispetto a questa mattina, lo guardo dritta negli occhi e sorridendo a mia volta, sperando di contare ancora tutti i miei 32 denti nelle gengive, gli rispondo: "yeah, i know, the color of my suit!".
Commenti